il Battesimo del Signore
Sembra quasi di vedere la scena…
La riva di un fiume, il Giordano.
Un uomo, Giovanni, con una veste di peli di cammello addosso, che veniva dal deserto della Giudea e che, a chiunque incontrasse, gridava: “Convertitevi, perché il regno dei cieli si è avvicinato!” (Mt 3,2).
Molta gente assiepata intorno, in una fila più o meno ordinata: uomini e donne presumibilmente noti a tutti come “pubblici peccatori”, che andavano da Giovanni a confessare il loro peccato ed a farsi immergere nelle acque di quel fiume, segno della volontà di cambiare la “rotta” della loro vita.
In fila con gli altri, mescolato tra la folla dei peccatori Lui, Gesù di Nazaret, che sceglie questa occasione per “entrare in scena” ed iniziare la sua vita pubblica da adulto: “Gesù inizia il suo ministero in solidarietà con l’umanità peccatrice, in un movimento di umiltà” (E. Bianchi, Dare senso al tempo).
Forse riusciamo anche ad immaginare lo sguardo di Giovanni, tra l’attonito e il perplesso, che non comprende il motivo di quel gesto, ma poi acconsente e battezza Gesù, immergendolo nella stessa acqua che aveva fino ad allora accolto i peccatori.
“Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17): la voce del Padre suggella, con la potenza dello Spirito Santo, l’inizio della missione del Figlio, una missione che lo condurrà ad essere costantemente solidale con l’umanità debole, sofferente, peccatrice.
La missione di un Servo che “non griderà né alzerà il tono, … non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta”, ma “proclamerà il diritto con verità” (cf. Is 42).
Il Battesimo di Gesù è la festa che conclude il tempo liturgico del Natale e dà inizio al Tempo ordinario, ma è anche una festa che, ogni anno, ci offre una occasione da non perdere: quella di riscoprire le radici del nostro battesimo.
Un battesimo che, forse, da molto tempo aspetta di venire fuori da uno dei tanti registri di una parrocchia e di essere reso vivo da una fede adulta, alimentata quotidianamente dall’ascolto, dalla preghiera, dalla vita sacramentale.
Un battesimo che non sia più solo un ricordo sfocato, raccontatoci dai nostri genitori, ma vissuto in prima persona, perché è a ciascuno di noi che il Signore, il giorno del nostro battesimo (e ogni giorno della nostra vita…) dice: “Tu sei mio figlio!”.
Annamaria
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