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PAPA FRANCESCO
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MERCOLEDI’ DELLE CENERI

“Ecco ora il momento favorevole,

ecco ora il giorno della salvezza!” (2Cor 6,2)

 

Si può entrare in un luogo, in uno spazio, anche in un tempo; ma per entrare occorre necessariamente passare attraverso una porta, reale o metaforica che sia.

Ebbene, il Mercoledì delle Ceneri è la “porta” che ci introduce nel Tempo di Quaresima, un “tempo di rinnovamento spirituale” (Prefazio di Quaresima II) che diventa un viaggio, un cammino che ha come méta la Pasqua.

La celebrazione liturgica del Mercoledì delle Ceneri affonda le sue radici nell’antichissima prassi penitenziale: durante un rito pubblico, ai penitenti venivano imposte le ceneri sul capo, come segno dell’inizio di un cammino di penitenza, che terminava con l’assoluzione la mattina del Giovedì Santo.

“Dal Sacramentario Gelasiano sappiamo che i penitenti entrano in rigido «ritiro spirituale» il Mercoledì delle Ceneri per rimanervi fino al Giovedì Santo, e che il mercoledì delle Ceneri è considerato il caput quadragesimae” (AA.VV., Anamnesis. L’anno liturgico. Storia, teologia e celebrazione). Nel corso del tempo questa celebrazione venne estesa a tutti i cristiani e il rito dell’imposizione delle ceneri, ancora oggi, sta a significare l’inizio di un cammino di conversione e di rinnovamento.

La simbologia della cenere è già nota nella Sacra Scrittura e nella tradizione ebraica ed ha il duplice aspetto del segno esteriore del pentimento (“I cittadini di Ninive cedettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere”, Gn 3, 5-6) e della fragilità della condizione umana, come nel caso paradigmatico di Abramo che implora: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere”(Gen 18, 27).

Ambedue gli aspetti li ritroviamo nella liturgia odierna, in particolare nelle due formule che accompagnano l’imposizione delle ceneri: “Ricordati che sei polvere, e in polvere tornerai” (cf. Gen 3,19) e “Convertitevi, e credete al Vangelo” (cf. Mc 1,15).

Questa seconda formula è stata adottata dopo il Concilio Vaticano II, sebbene, come osserva Adrien Nocent “la nuova formula non ha alcun rapporto, almeno in modo diretto, con il gesto dell’imposizione delle ceneri. Il che invece non succedeva con l’antica formula che può comunque essere adoperata anche oggi … Se la cosa non risultasse troppo lunga, si potrebbero unire insieme l’antica e la nuova formula che, congiuntamente, esprimerebbero certo al meglio il significato della celebrazione: «Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai; dunque convertiti, e credi al Vangelo»” (Anamnesis, pag. 160).

Il rito dell’imposizione delle ceneri  viene compiuto alla fine della liturgia della Parola, e non può prescindere da questa, poiché non è altro che l’espressione del messaggio contenuto nella Parola di Dio, una Parola che chiama con forza alla conversione (“Così dice il Signore: «Ritornate a me con tutto il cuore…»”, Gl 2,12), che ci fa prendere coscienza del nostro essere peccatori e dunque del nostro bisogno di essere riconciliati (“Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”, 2Cor 5, 20).

Forte è anche il richiamo, contenuto nel Vangelo, a vivere la Quaresima sperimentando il digiuno, la preghiera e l’elemosina, non come “pratiche” devozionali e formali, ma nel contesto di un cammino di fede e di conversione sia individuale che collettivo, affinché non si corra il rischio di considerare questo “tempo favorevole” un tempo di sforzo morale o di pratiche più o meno ascetiche.

E’ per questo che, al di fuori di una autentica prospettiva di fede, il Mercoledì delle Ceneri e tutto il tempo di Quaresima, può essere svuotato del suo significato autentico di un “cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male” (Colletta del Mercoledì delle Ceneri).

Illuminante, a tale proposito è la riflessione di Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose: “Sì, ricevere le ceneri significa prendere coscienza che il fuoco dell’amore di Dio consuma il nostro peccato … significa percepire che il peso dei nostri peccati, consumati dalla misericordia di Dio, è “poco peso”; guardare quelle ceneri significa riconfermare la nostra fede pasquale: saremo cenere ma destinata alla resurrezione … Nel vivere il Mercoledì delle Ceneri i cristiani non fanno altro che riaffermare la loro fede di essere riconciliati con Dio in Cristo, la loro speranza di essere un giorno risuscitati con Cristo per la vita eterna, la loro vocazione alla carità che non avrà mai fine. Il giorno delle Ceneri è annuncio della Pasqua di ciascuno di noi” (E. Bianchi, Dare senso al tempo. Le feste cristiane”).

 

Annamaria

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