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PAPA FRANCESCO
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La Samaritana (Gv 4, 1ss)

La sete dell’uomo e la sete di Dio

clip_image002Samaria: terra ricca di contrasti, già evidenti nella conformazione del suo territorio caratterizzato da numerose montagne, solcate, però, da altrettante fertili pianure e ampie vallate, come quella di Sichem, testimone del lungo peregrinare dei Patriarchi, teatro dell’assemblea del “popolo eletto” che, sotto la guida di Giosuè, giura solennemente totale obbedienza all’alleanza con il suo Dio, ma, poi, immemore di tutto, la tradisce.v

Samaria: terra che narra del lento e fedele adempiersi delle promesse divine, ma anche di scismi politici e religiosi, della deportazione in Assiria degli ebrei del Regno del Nord e di insediamenti, al loro posto, di genti straniere che contaminano, con i loro culti idolatrici, la pura fede di Israele.

Da questa regione e da questa storia discende la donna che Gesù incontra in Sicar – l’antica Sichem – presso il pozzo di Giacobbe: è lei una delle figure della Chiesa venuta dai pagani e, nella Chiesa, di tutta l’umanità.

E’ l’immagine, dunque, di ciascuno di noi questa donna che avanza, sola, nel silenzio dell’ora più infuocata del giorno, non attendendo alcuna novità da un’altra giornata che si annuncia, come spesso accade, vuota di gioie e piena di doveri impellenti.

Di sicuro, deve andare ad attingere acqua con la solita anfora che pesa, benché vuota, su un corpo già stanco per la quotidiana fatica del vivere.

Soltanto un po’ d’acqua che allevia, sì, l’arsura delle labbra, della pelle, ma non placa un’arsura più profonda, interiore, nascosta a tutti, un’insoddisfazione che inaridisce l’anima, nutrita di dubbi, di dolore, di sfiducia. Soltanto qualche goccia d’acqua per respirare un po’ e continuare ad arrancare nel tempo che le è concesso e che, presto, finirà.

Non pensa certo, la samaritana, di incontrare qualcuno in quell’ora assurda di un giorno qualsiasi; invece, qualcuno l’attende: è il Dio sconosciuto o dimenticato che si rivela in Gesù e che, spesso, agisce così, con fatti imprevedibili, talvolta ordinari, quando la realtà appare inafferrabile e la speranza vacilla.

Non ci sono folle lì attorno, né discepoli: non c’è nessuno: soltanto la samaritana e Gesù, il Signore.

Egli passa attraverso l’esistenza di questa donna – attraverso la nostra esistenza – e si ferma, in modo inaspettato, sul pozzo oscuro di una vita senza senso, dal quale tirar su, con grande sforzo, l’acqua necessaria per camminare ancora verso… dove? Forse verso il nulla?

Appare stanco Gesù e molto, molto assetato; le rivolge lo sguardo e le parla: “Dammi da bere”.

Come è possibile che il Signore, come un mendicante, chieda da bere ad una donna che non lo conosce? Non sa a quale gente appartiene? Non sa che proviene da una stirpe che non ha buone relazioni con lui? Cosa può offrirgli con la sua piccola anfora piena solo di delusioni e amarezze?

“Se tu conoscessi il dono di Dio e colui che ti dice :”Dammi da bere”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”.

C’è qualcosa, in queste parole, che fa sobbalzare lo spirito e lo interroga. Che significa?

Sì, Tu sai già, o Signore, che questa fragile creatura ha implorato la gioia della vita a molti dei, servendoli fino allo sfinimento, senza ottenere niente e l’idolo a cui si appoggia ora non le dona né amore né pace, piuttosto paure, durezze, ingiustizie. Per questo vuoi donarle la tua acqua misteriosa e rigenerante perché possa imparare ad adorare Dio “in spirito e verità”.

Tu conosci le sue miserie e non la respingi lontano da Te con disprezzo, ma, al contrario, accogli le sue ansie più profonde, pacifichi il suo cuore inquieto e lo fai palpitare di un’ansia nuova, vitale, capace di farla correre per le strade del mondo ad annunciare l’incontro con l’Amore che salva.

Tu, dunque, Gesù, sei quel Dio di cui ogni essere umano ha infinita nostalgia, avendo impressa in sé la tua stessa immagine, e tuttavia ti poni sulla sua strada, quando neppure ti cerca, come un povero, per colmare i suoi giorni vani, le sue solitudini mortali.

Tu che sei Via, Verità e Vita.

Sei Dio, eppure “hai sete della nostra sete di Te” (S.Agostino), hai sete della nostra fede, sei quel Gesù che, ancora oggi, come nel giorno del Golgota, dall’alto della croce, mormori, negli uomini lacerati del nostro tempo:“ho sete”, mentre fai sgorgare dal tuo cuore trafitto“la sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”

E’ inesauribile il fluire di questa fonte e, chi vi si accosta con fiducia, può berne gratuitamente, godere dei suoi benefici e accorgersi, con stupore, che, pian piano, il proprio desiderio e quello di Dio si fondono in un’unica volontà: quella di amare allo stesso modo, senza riserve, così che si possa gustare, già qui sulla terra, un po’ della gioia del cielo.

Dina

DAL VATICANO
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