Giovanni il Battezzatore
Vennero da me un giorno. Il sole era sorto da poco sulla pianura del Giordano e volevano interrogarmi. Come sempre era già molta la folla di quelli che intendevano farsi battezzare; mi aspettavano lì, sulla riva del Giordano, nell’attesa che io li purificassi con l’acqua. Non conoscevo un altro modo per cancellare i peccati, non conoscevo ancora la misericordia, quella vera.
Sentivo però che la speranza del popolo cresceva. Si domandavano se io fossi il Messia, ma sapevo di essere una luce che avrebbe dovuto spegnersi perché la luce vera potesse risplendere su tutti. Di notte, se vuoi vedere le stelle, non puoi tenere accesi i fuochi degli accampamenti. E’ necessario che il fuoco dell’uomo si spenga perché egli possa vedere lontano.
Mi rendevo conto che il mio compito aveva un termine, che la mia strada era quasi compiuta. Dovevo accompagnare questo popolo per un tratto di strada, e poi farmi da parte.
Mia madre, Elisabetta, mi aveva raccontato di quella volta che era venuta sua cugina Maria. Aveva affrontato un duro viaggio, lei che portava nel suo seno una nuova vita. La vide arrivare ed esultò di gioia, ma sentì che dentro di lei anche io avevo avuto un fremito. “Dio ti ha benedetto fra tutte le donne, e benedetto è il bambino che avrai”, le disse. Allora Maria le prese la mano e le insegnò un canto di ringraziamento: “Grande è il Signore, lo voglio lodare. Dio è mio salvatore, sono piena di gioia. Ha guardato a me, alla sua povera serva: tutti, d’ora in poi, mi diranno beata. Dio e’ potente: ha fatto in me grandi cose, santo è il suo nome. La sua misericordia resta per sempre con tutti quelli che lo servono. Ha dato prova della sua potenza, ha distrutto i superbi e i loro progetti. Ha rovesciato dal trono i potenti, ha rialzato da terra gli oppressi. Ha colmato i poveri di beni, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Fedele nella sua misericordia, ha risollevato il suo popolo, Israele. Così aveva promesso ai nostri padri: ad Abramo e ai suoi discendenti per sempre”.
Maria nel suo cuore aveva già sperimentato che cos’e’ la misericordia, quella vera.
Dunque vennero da me quel giorno, i sacerdoti e i leviti. Non erano gli esattori di imposte, non erano i soldati, erano sacerdoti e leviti, addetti al culto del tempio. Mi chiesero se fossi io il Messia, se la loro attesa poteva dirsi finita. Vedevano in me la fine di una speranza e l’inizio di una certezza. Avrei potuto dirgli: “Sì, lo sono”. La mia vita sarebbe cambiata e non avrei dovuto solo indicare la strada, ma essere la strada… Io però non ero la misericordia, quella vera. Cos’è la luce di una stella quando appare il sole, splendente, in un nuovo mattino? Le stelle si fanno da parte timorose, nel cielo.
No, io non sono il Messia, ma una piccola luce per illuminare le genti nel loro cammino. La luce, quella grande, quella vera, era Lui che si presentò da me quella mattina. Sì, proprio Lui venne a chiedermi di essere lavato con l’acqua del battesimo. Ma quest’acqua non può spegnere quel fuoco, è il fuoco che la prosciuga. Quanto a lungo gli uomini, in ogni tempo penseranno di mettersi a posto la coscienza solo perché avranno compiuto un rito, un sacrificio? Anche io lo credevo. Oggi non più. Potrei digiunare cento giorni, nutrirmi solo di miele e locuste, e poi? Poi verrà un giorno il fuoco che prosciuga l’acqua e ogni sacrificio sarà solo lo sforzo di un povero uomo, che ha creduto di salvarsi da solo.
Lui l’ho incontrato ancora una volta. Era lì, vicino a me, quando si aprì la porta della cella e vennero le guardie per fare della mia testa un dono per una danzatrice. Sì, era vicino a me. Non l’ho visto con i miei occhi, come quando venne al Giordano, ma so che era lì, col fuoco del suo amore che prosciuga la presunzione di ogni sacrifico. Era lì, mio cugino, Gesù.
“Voce di uno che grida: nel deserto preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Mt 3,3)
La seconda domenica di Avvento presenta la figura di Giovanni Battista come segno della venuta della salvezza di Dio. La storia vive qui il suo culmine: il momento più atteso e più desiderato, il momento dell’annuncio della buona notizia del regno di Dio.
Nella tradizione dei grandi profeti dell’Antico Testamento, la parola di Dio è rivolta a Giovanni nel deserto. Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, diventa così profeta e precursore del Messia.
Malgrado le paure che ispira, il deserto è, nella memoria religiosa del popolo di Israele, il luogo di riunione, dove Dio ha parlato al cuore del suo popolo, il luogo dove Dio è stato più che mai il pastore del suo gregge.
Nel deserto Giovanni ricorda l’identità religiosa più particolare del suo popolo: il Dio d’Israele è fedele al suo legame e mantiene le sue promesse di salvezza.
Giovanni è l’ultimo grande profeta di Israele, chiamato da Dio a preparare il popolo all’incontro con il suo Signore. Il precursore di Gesù, predica una parola forte, attualissima anche oggi: “Convertitevi”.
Il battesimo, dunque, che il Battista dà è l’immergersi nell’acqua del Giordano, come segno di un vero cambiamento di vita perché sta per venire uno a cui il Battista non si sente degno neppure di portare i sandali.
Convertirsi è voltare le spalle al vuoto, al non senso, a tante grandi e piccole inautenticità che si annidano dentro lo scorrere dei nostri giorni. La conversione a cui siamo chiamati non ci chiede di andare tanto lontano. Come dice la parola stessa, conversione (in greco metanoia = cambiare testa, mutare direzione) significa orientare la vita mutando direzione, cambiando punto di vista. E questo mutamento è possibile se apriamo il cuore e la mente all’azione dello Spirito; dice, infatti, Giovanni Battista: “Dopo di me viene uno che è più forte di me… egli vi battezzerà con lo Spirito Santo” (Mt 3,11).
Ed è bello che, in questo cammino d’Avvento, la Parola ci aiuti a ricordare che questo Spirito ci è stato dato in dono il giorno del nostro battesimo, dono confermato il giorno della nostra cresima, e chiede solo di essere ascoltato e assecondato. Per il resto bisogna imparare a fidarci dell’ azione e della presenza di Dio nella nostra vita. E’ così che vedremo nascere cose nuove e inaspettate.
Se vivremo con autenticità il “tempo forte” dell’ Avvento, Cristo effonderà in noi lo Spirito Santo, Fuoco d’Amore, che è Signore e dà la vita.