Briciole di Spiritualità Francescana
Non è facile sintetizzare in poche battute tutta la ricchezza e la profondità di un’esperienza di santità, tra le più grandi di tutti i tempi. Francesco ha avuto una personalità talmente ricca, che è difficile e riduttivo riassumere la sua spiritualità in poche righe. Proviamo, comunque, a tratteggiarne alcuni aspetti fondamentali.
Il primo “ingrediente” della spiritualità francescana è l’obbedienza. Tale concetto in Francesco proviene dal Vangelo e dalla sequela di Cristo. Il rispetto e la sottomissione al Signore Gesù spiega l’ampiezza e la natura dell’obbedienza. L’ascolto e l’osservanza del Vangelo e il desiderare sopra tutte le cose lo spirito del Signore sono alla base della sua esperienza evangelica e dell’obbedienza.
Obbedienza Francesco la promette alla Chiesa, al papa e ai suoi successori perché la pienezza e il potere del Signore si manifestano proprio nella Chiesa: «Frate Francesco e chiunque sarà a capo di questa religione, promette obbedienza e riverenza al Signor papa Innocenzo e ai suoi successori», ma l’obbedienza Francesco la promette non solo alla Chiesa gerarchica, ma anche a «tutti quelli che vogliono servire il Signore Dio in seno alla santa Chiesa cattolica… nei confronti dei quali i frati minori non sono che servi inutili».
Oltre all’obbedienza la spiritualità francescana chiama alla “piccolezza” che viene proposta da san Matteo come valore senza il quale è impossibile entrare nel Regno (Mt 18,2-3). “Siamo servi inutili” dice Francesco che assimilò quest’atteggiamento cristologico del servo come la forma più adeguata della sequela di Gesù, al punto che si mostra sempre come “piccolo e servo”, “piccolo e disprezzato”, “uomo vile e caduco”, “il più piccolo tra i servi del Signore”. Farsi piccolo è anche espropriarsi delle cose e dei valori che non ci liberano dal nostro “io”, perché l’importante è accettare con umiltà che la fonte del bene non siamo noi ma Dio.
Servire tutti per Dio con piena disponibilità al servizio non si riduce all’ambito della fraternità. Ciò che è proprio del servo di Dio è di servire tutti: far sì che il Regno si attui e vada crescendo nel quotidiano evolversi degli uomini.
Francesco è chiamato a “restaurare” la Chiesa e lo fa da laico, dato che rivestirà soltanto gli Ordini Minori e il diaconato. Egli incomincia a predicare in piazza e nei luoghi di lavoro e in lingua volgare (rispetto alla predicazione che avveniva in latino e nelle chiese soltanto). Egli così facendo ristabilisce la comunicazione tra l’annuncio della fede e la vita reale. Ma è suo fermissimo precetto che i frati debbano predicare prima di tutto con la vita, cioè con l’esempio concreto e fattivo.
Gli aspetti fondamentali della predicazione di Francesco sono il non predicare a proprio vantaggio, nel senso di non inorgoglirsi nel predicare e quello di attenersi alle direttive apostoliche della Chiesa e sottomettersi, pertanto, all’Autorità ecclesiale immediata – parroci e Vescovi – anche se limitassero la libertà.
Il ministero della carità cristiana, assunto come stile di vita di Francesco, è consegnato a tutti noi con il mandato “…va e fa anche tu la stessa cosa…”, cioè seguirlo in questa strada di un amore donativo che diventa servizio nella consapevolezza che la salvezza nella Chiesa spetta a Dio, a noi spetta servire senza alcuna pretesa.
Nando
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