Le immagini della Chiesa nella Lumen Gentium
La costituzione dogmatica Lumen Gentium (LG, dal latino: “Luce delle Genti”) è una delle quattro costituzioni del Concilio ecumenico Vaticano II, assieme alla Dei Verbum (DV), alla Sacrosanctum Concilium (SC) e alla Gaudium et Spes (GS).
Il tema specifico della LG (approvata dal concilio con 2151 voti favorevoli e solo 5 contrari e promulgata il 21 novembre 1964) è quello della Chiesa nel suo interno, l’autocomprensione che ha di sé stessa, la sua funzione spirituale e la sua organizzazione.
In particolare, emergono nella costituzione alcune immagini della Chiesa su cui è molto importante soffermarsi e che ci permettono di avvicinarne il mistero che essa rappresenta. Immagini solidamente radicate nella Scrittura e forse non sempre meditate e accolte, specie da chi identifica la Chiesa esclusivamente come potere, gerarchia o organizzazione umana.
Qui ci si vuole soffermare su tre di queste immagini: la Chiesa come sacramento di salvezza, la Chiesa come popolo di Dio e la Chiesa come corpo mistico di Cristo.
La Chiesa sacramento di salvezza
Già al numero 1 della costituzione troviamo questa definizione: “la Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”.
In generale il Concilio esprime l’aspetto misterioso della Chiesa con il termine “sacramentum”, traduzione latina del termine greco “mystèrion”. Di per sé “sacramento” significa segno visibile, efficace e salvifico; in altre parole un sacramento è un segno che realizza la realtà che significa. La Chiesa è sacramento, e quindi realtà misteriosa, in quanto essa è stata inserita intimamente nel disegno salvifico di Dio ed è la realizzazione più perfetta della presenza di Cristo nella storia. Per questo può annunziare e dispensare la salvezza (sacramento di salvezza). Ma sacramento è anche mistero. In che senso la Chiesa è mistero? Lo è perché, in quanto realtà umano-divina, risulta inconoscibile nella sua essenza più profonda. Ciò che è divino sfugge alla piena comprensione umana e ciò che è umano talora vela la componente divina. Il mistero però è in realtà ciò che corrisponde alle aspirazioni più profonde del cuore umano, che è vivificato dalla grazia. L’uomo trova il vero appagamento solo nell’esperienza assolutamente gratuita di Dio.
La LG afferma in realtà che la Chiesa è “come” un sacramento. Ciò va inteso che essa è in realtà il sacramento originario, perché nel suo essere è ordinata alla salvezza degli uomini e non soltanto dispensatrice di sacramenti. D’altra parte non va dimenticato che la Chiesa, a sua volta, nasce dai sacramenti e si perpetua attraverso di essi.
La Chiesa popolo di Dio
Tutto il secondo capitolo della Lumen Gentium è dedicato all’elaborazione della dottrina della chiesa come popolo di Dio. Le radici di questa immagine affondano nell’Antico Testamento, dove Israele viene presentato come il popolo eletto e nel Nuovo Testamento, dove questa realtà viene sviluppata ed esplicitata in relazione alla Chiesa.
Il Concilio assume la categoria “popolo di Dio” come chiave fondamentale per la comprensione dell’aspetto umano della Chiesa e come aspetto complementare alla categoria “corpo di Cristo”.
In realtà non potremo mai essere troppo grati al Vaticano II per aver riscoperto questo aspetto essenziale. Se riandiamo agli anni precedenti il Concilio, non si può non rilevare come si fosse perso il senso di appartenenza ad un popolo ecclesiale; una profonda frattura si era creata fra la Chiesa gerarchica e i fedeli. Essi non si sentivano “pietre vive” e parte attiva della comunità. Il laicato era prevalentemente destinatario dei sacramenti amministrati dalla Chiesa, che venivano da loro “ricevuti” più che “celebrati”. Le basi di una partecipazione attiva dei fedeli alle celebrazioni ecclesiali, di una riscoperta del ruolo fondamentale del laicato, anche attraverso ministeri specifici (lettorato, accolitato) nuovamente istituiti e vivificati nel loro significato non esclusivo di gradi intermedi nel cammino verso l’ordinazione sacerdotale, le radici di questo rinnovamento si possono collocare proprio nella riaffermazione della realtà di essere Chiesa “popolo di Dio”.
Questa immagine manifesta la continuità del piano salvifico di Dio e la discontinuità fra promessa e adempimento, nel senso che questo supera abbondantemente quella; la salvezza non si trasmette in virtù dell’appartenenza al popolo d’Israele e dell’obbedienza alla Legge, non ci sono più vicoli nazionali: appartiene al popolo di Dio chiunque crede in lui. Il fondamento è dunque la fede in Gesù, Figlio di Dio. In base a ciò la Chiesa ha il compito di portare la salvezza a tutti i popoli e, inoltre, è universale, cioè, aldilà dei particolarismi, è aperta al pluralismo. Tutti i fedeli hanno pari dignità nella Chiesa.: chierici, religiosi, laici non hanno maggiore o minore importanza, ma solo differenza di ruoli in una vera realtà di comunione. La Chiesa fatta coincidere perciò con la gerarchia ecclesiale è un’immagine errata ed aberrante, ma che purtroppo ancora sopravvive nella concezione di alcuni.
La Chiesa corpo mistico di Cristo
Il numero 7 della Lumen Gentium afferma che l’immagine della Chiesa per eccellenza è quella del corpo mistico di Cristo, formato da Cristo stesso e dai redenti. Il riferimento sono gli scritti paolini, in particolare 1 Cor 12,13, dove si afferma che è il battesimo a realizzare tale conformazione. Questo corpo è un unico organismo variamente strutturato, di cui Cristo è il capo (cf. Col 1,18-24). Tra Cristo e la Chiesa c’è dunque un’intima unione generata dalla vita stessa di Gesù che si diffonde nei credenti attraverso i sacramenti. Capo e membra costituiscono una sola persona mistica, intesa cioè come quella vita misteriosa che Cristo comunica soprattutto attraverso il battesimo e l’eucaristia. Lo Spirito di Gesù, lo Spirito Santo, è il dono che è in grado di animare e dare unità e movimento a tutto il corpo. Questa unione, per quanto misteriosa, si rende visibile nella sua realizzazione, che è il corpo sociale della Chiesa. Da ciò deriva l’importante conseguenza che non è possibile distinguere la Chiesa spirituale e carismatica, dalla Chiesa istituzionale e gerarchica, che non si possono contrapporre. Ancora una volta si può perciò concludere che considerare solo uno di questi aspetti, col quale far coincidere la realtà ecclesiale, è senza dubbio una visione parziale che tiene conto di un’unica faccia della medaglia. E, ancora, non va dimenticato però che la forza unificante nella Chiesa non scaturisce dall’essere un’istituzione guidata da un’autorità e retta da leggi, ma dall’avere Cristo come capo. In virtù di ciò, i credenti sono legati fra loro da vincoli di solidarietà e di servizio reciproco.
Queste tre immagini della Chiesa che, assieme ad altre, il Concilio ci propone, sono strettamente connesse fra loro. Ognuno di noi potrà sentirne una più consona alla propria esperienza spirituale piuttosto che un’altra, ma dalla loro contemporanea considerazione si potrà meglio cogliere il fondamento della realtà della Chiesa, che rimane tuttavia misteriosa e mistica nella sua essenza.