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PAPA FRANCESCO
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“ Credo la Santa Chiesa Cattolica ? ”

Il Papa Benedetto XVI, in più di un’occasione, ha ricordato ai cattolici che i pericoli più seri per la Chiesa vengono non tanto dall’esterno, quanto piuttosto dal suo interno. Da qui la necessità di una profonda conversione personale e comunitaria con cui rispondere alle incertezze, ai disordini, alle lacerazioni del nostro tempo non solo come singoli cristiani, ma anche e soprattutto come comunità ecclesiale. Potremmo cominciare, allora, col rivedere che tipo di relazione abbiamo con la Chiesa, potremmo chiederci se la riconosciamo ancora come nostra madre e maestra e se, recitando il Credo Apostolico, in cui professiamo:”credo la santa Chiesa Cattolica”, siamo realmente consapevoli della sua vera natura, ricordando ciò che afferma S. Cipriano di Cartagine: “Nessuno può avere Dio per Padre se non ha la Chiesa per Madre”.

Un modo abbastanza diffuso e non privo di rischi è, ad esempio, quello di concepire la Chiesa come qualcosa di esclusivamente umano, costruito dall’uomo per soddisfare e organizzare i propri bisogni religiosi, spesso mescolati e confusi con quelli più propriamente sociali. E’ questo un pensiero che, pur non rifiutando espressamente la realtà della Chiesa, non ne coglie l’intima ed autentica essenza.

Non è raro, infatti, incontrare persone che, mentre dichiarano con convinzione di essere cattolici – anche praticanti – ammettono, poi, candidamente, di avere molte riserve sulla Chiesa, sul suo Magistero e su molte posizioni che la Gerarchia assume riguardo a problemi specifici e spinosi.

Appare chiaro, da tali affermazioni (talvolta del tutto innocenti), che si ignora la reale natura della Chiesa, la quale – ricordiamolo – “è sì composta da uomini che ne organizzano il volto esterno, ma, dietro questo, le strutture fondamentali sono volute da Dio stesso e, quindi, sono intangibili” (1985, Card.Ratzinger,all’epoca Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nel libro/intervista di Giovanni Messori “Rapporto sulla fede”.

Si dimentica -o si ignora, appunto – che la Chiesa è il mistero di un popolo eletto, cioè costituito per libera volontà divina (e già preparato nell’antico popolo d’Israele), al fine di essere segno nel mondo della presenza di un Dio Unico; è il mistero del Regno di Dio, della sua dimora tra gli uomini, realizzata nella persona di Gesù, è Sposa di Cristo e Tempio dello Spirito Santo; è il Corpo Mistico di Cristo, cioè, la realtà con cui Dio continua ancora la sua incarnazione nella storia attraverso il dono dello Spirito Santo che il Padre invia guardando al sacrificio d’amore del Figlio.

Mistero dunque, ma mistero rivelato ai credenti, radicato in quello del Verbo fatto carne, che mostra il volto dell’invisibile Dio e si fa toccare, per la fede, nei sacramenti: nel battesimo, prima di tutti, per il quale è proprio la Chiesa che, immergendo l’uomo nella morte e resurrezione di Cristo, lo dà alla luce come figlio di Dio; nell’eucarestia, attraverso cui è ancora la Chiesa che, voluta, amata, generata da Cristo nel Suo Corpo spezzato, nel suo Sangue versato sulla croce, nutre i suoi figli e li accompagna nella loro missione storica e nell’esodo verso la patria celeste.

“Siamo concorporei e consanguinei di Cristo”, dicono i Padri della Chiesa; essendo dunque membra del suo Corpo, circola in noi e tra noi quello Spirito che ci rende fratelli nella comunione dei santi, non solo quelli della terra, ma anche quelli del cielo. Siamo perciò una cosa sola con il Padre, il Figlio e lo Spirito, secondo quello che Gesù ha chiesto e attuato:”….come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” (Gv. 17, 21-23).

Sant’Agostino esprime questa ineffabile realtà con le seguenti, intense parole: “Rallegriamoci e rendiamo grazie, non solo per essere divenuti cristiani, ma Cristo. Vi rendete conto, o fratelli, capite voi il dono di Dio a nostro riguardo? Siate pieni di ammirazione, godete: noi siamo divenuti Cristo. Poiché se Egli è il Capo, noi siamo le membra: l’uomo totale, Lui e noi….la pienezza dunque di Cristo: il capo e le membra. Cosa sono il capo e le membra? Cristo e la Chiesa”.(In Evangelium Johannis Tractatus, 21,8)

Per questo la Chiesa è santa, perché rivestita della santità di Cristo suo Sposo, non in modo astratto, ma reale, fatto di carne e sangue, donati, senza riserve, nel sacramento eucaristico. Per questo non si può dire che la Chiesa sia peccatrice. Si può affermare, invece, che i suoi membri possono essere e, di fatto sono, peccatori. Sempre, oggi, come nel passato, noi, membri della Chiesa, possiamo sfigurarne o offuscarne la bellezza, possiamo ancora ferire, violentare, oltraggiare il Corpo Santo di Cristo, facendo venir meno la missione per cui la Chiesa è stata creata: mostrare, qui, sulla terra, il volto di Dio- Amore, edificare il suo Regno,attendendone la piena manifestazione nell’eternità.

E’ per tale ragione che la liturgia eucaristica ci fa implorare: “Signore, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa”. In questo anelito di conversione e di rinnovata fiducia nella santità del suo Signore, la Chiesa cammina attraverso le generazioni, portando con sé, in vasi di creta, il tesoro sublime della salvezza per ogni uomo, spandendo il profumo del suo Sposo, generando figli a Dio, soccorrendo i poveri, sanando le ferite del corpo e dello spirito, dando speranza a chi non ne ha più e luce a chi la cerca a tentoni nel buio dell’esistenza.

Togliamo questa origine soprannaturale, divina, alla Chiesa ed essa diventa una realtà puramente umana, qualcosa che corrisponde ad un “mio”, al massimo“nostro” progetto verso cui orientare tutti gli sforzi. E’ a questo punto che la gerarchia perde la sua ragione d’essere. Al Papa, ai vescovi, ai presbiteri viene negata ogni autorità e, poiché non sono riconosciuti come uomini a cui Cristo ha trasmesso, per successione apostolica, il suo “potere di servizio”, l’obbedienza ad essi dovuta smette di essere una virtù, proprio per il fatto che, rifiutata o sconosciuta la sua fonte, non se ne comprende più il vero significato.

E’ ovvio che la Chiesa presenta anche un aspetto sociologico, ma, certamente, non si può equiparare ad una qualsiasi associazione, ad un partito, ad una coalizione di governo, dove vince la maggioranza. La sua struttura non è democratica , ma sacramentale, e, quindi, gerarchica, cioè con un’autorità basata su Cristo stesso. A quale scopo? Solo perché il mondo oda, veda, tocchi il suo Corpo, in cui ciascuno ha il suo compito a servizio degli altri e tutti insieme a favore dell’umanità.

Dunque, la Chiesa non è “nostra”, nel senso che non deriva da una nostra “invenzione”, ma “Sua”, di Cristo, come titola, appunto una bellissima enciclica del Papa Paolo VI: “Ecclesiam Suam” , di cui, per concludere, riporto, qui, un breve brano: “Il mistero della Chiesa non è semplice oggetto di conoscenza teologica, deve essere un fatto vissuto, in cui ancora prima d’una sua chiara nozione, l’anima fedele può avere quasi connaturata esperienza; e la comunità dei credenti può trovare l’intima certezza della sua partecipazione al Corpo Mistico di Cristo, quando si avveda che a iniziarla, a generarla, a istruirla, a santificarla, a dirigerla, provvede, per divina istituzione, il ministero della Gerarchia ecclesiastica, così che, mediante questo benedetto canale, Cristo effonde nelle sue mistiche membra le mirabili comunicazioni della sua verità e della sua grazia e conferisce al suo Mistico Corpo, pellegrinante nel tempo, la sua visibile compagine, la sua nobile unità, la sua organica funzionalità, la sua armonica varietà, la sua spirituale bellezza”.

DAL VATICANO
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